Sostenibilità di ESPoR e cambio di paradigma: dal prodotto al processo
Primo dei quattro incontri nazionali previsti a progetto, il Tavolo per la sostenibilità di ESPoR si è tenuto a Roma giovedì 17 settembre, con alcuni partecipanti dal vivo presso la sede del Partner Engim e altri collegati a distanza. Dopo i saluti di benvenuto del Presidente di Engim Internazionale Padre Antonio Teodoro Lucente, la Dott.ssa Tatiana Esposito, Direttore della DG dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha aperto l’incontro con un intervento di saluto che ha richiamato l’attenzione dei presenti su questioni salienti nel panorama dell’integrazione lavorativa. Ha ricordato gli elementi di maggior criticità che rendono questo target più vulnerabile rispetto ad altri, e ha motivato i partecipanti a collaborare per garantire interventi che possano scardinare resistenze ad un inserimento lavorativo più soddisfacente per il migrante e più utile per il sistema paese Italia.
Il tavolo ha riunito attori chiave nell’iniziativa di messa a sistema del modello ESPoR: Anpal Servizi, Servizio Centrale Siproimi, i sindacati CISL e UIL, organizzazioni e agenzie internazionali quali OIM e UNHCR, oltre a rappresentanti del Terzo Settore quali Opera Don Calabria e Centro Astalli Jesuit Service. Il dibattito è ruotato intorno a 4 quesiti, posti alla platea dal coordinatore generale di progetto Diego Boerchi, dopo aver introdotto il tema dei bisogni di orientamento:
- Come spostare l’attenzione dal posto di lavoro all’occupabilità
- Come migliorare le competenze del sistema dell’accoglienza
- Come migliorare i dispositivi per l’inserimento lavorativo
- Come costruire atteggiamenti esplorativi nei datori di lavoro
Il primo quesito ha investito l’annoso problema della contrapposizione tra l’esigenza di maggiore qualificazione dei percorsi e dei servizi pubblici e privati per l’inserimento lavorativo rispetto, da un lato, all’urgenza dei migranti di trovare un lavoro e, dall’altro, alla necessità dei servizi territoriali per l’impiego di raggiungere gli indicatori numerici di risultato propri del sistema e di non disperdere così i finanziamenti pubblici a disposizione. Se è vero che il punto di equilibrio tra le diverse istanze rimane tema delicato, è altrettanto vero che non si può prescindere dall’investire anche sull’occupabilità per traghettare l’individuo a un’occupazione sostenibile. In questa direzione si auspica una maggiore valorizzazione dello strumento dell’apprendistato, quale esperienza di lavoro formativa successiva al tirocinio e prodromica al vero e proprio contratto di lavoro. Lo stesso Servizio centrale Siproimi è ormai da due anni impegnato, accanto ad Adecco per le Pari Opportunità e col sostegno di UNHCR, sul fronte della maggiore occupabilità dei migranti col progetto MEP, Modelling Employability Process For Refugees.
Vero è che il cambio di paradigma postulato dal primo quesito impone di investire anche sulle competenze degli operatori dell’accoglienza, obiettivo cui ESPoR cerca di contribuire con la formazione d’aula e il coaching on the job; ma è altrettanto vero, si è sottolineato, che gli operatori sono costantemente sotto pressione per far fronte alla natura eminentemente socioassistenziale dei servizi offerti, ed è solo con la collaborazione degli altri servizi pubblici, dei centri per l’impiego e dei datori di lavoro che una maggiore competenza può essere acquisita e l’integrazione funzionare, in un’ottica di passaggio dal to cure al to care.
Sul fronte del miglioramento dei dispositivi esistenti, a livello nazionale sono diverse le iniziative promosse e realizzate o in corso di realizzazione dalla DG Immigrazione e da Anpal servizi– a partire da INSIDE, nel 2015, si pensi ai progetti PUOI, ai PERCORSI per la Formazione, il lavoro e l’integrazione dei giovani migranti e a PRAUD. L’invito del Terzo settore sul punto è di non dimenticarsi del privato sociale e delle reti locali, attori di politica attiva che andrebbero coinvolti nell’interazione coi centri per l’impiego e le aziende locali. |
Per quanto riguarda, infine, il mondo produttivo, dal tavolo è emersa la richiesta ai datori di lavoro di destigmatizzare il lavoro migrante e di valorizzare la diversità in quanto ricchezza, mettendosi così al pari con altri paesi europei dove la collaborazione con le aziende sul tema dell’occupabilità è già di per sé sufficiente a creare occupazione. Questa sollecitazione si riferisce soprattutto alle realtà imprenditoriali più piccole, mentre le grandi aziende mostrano più sensibilità al tema. La riflessione fa qui però un passo indietro, tornando alle competenze del sistema dell’accoglienza italiano, che non sempre si trova a suo agio nel parlare con le grandi imprese.
Il Tavolo Nazionale ha dunque sollevato diversi argomenti e raccolto svariati punti di vista, che rendono l’idea della complessità della materia e riaffermano la consapevolezza, qualora ce ne fosse stato bisogno, che affinché i tanti “progetti”, ESPoR incluso, non rimangano “solo” tali, bensì diventino politiche strutturali, è cruciale incontrarsi e parlarsi ancora. È quello che ESPoR farà coi prossimi tre Tavoli nazionali, declinandoli in maggiore profondità sui singoli argomenti con gli interlocutori che vorranno prendervi parte.
Viviana Campelli – Coordinatore operativo ESPoR