Valutare l’efficacia del modello ESPoR
Una tematica ricorrente, tra coloro che operano in contesti di supporto sociale, è quella della valutazione dell’efficacia: un aspetto della progettazione di interventi che nel pensiero comune rischia di apparire come secondario rispetto ai contenuti dell’intervento, o addirittura di essere interpretato come giudicante verso i progressi compiuti e il lavoro svolto. Al contrario, la valutazione costituisce una fase di primaria importanza nell’ottica di miglioramento dell’intervento, ma anche di riconoscimento dell’impegno degli operatori coinvolti.
I risultati di un’attività formativa e pedagogica potrebbero risultare non immediatamente apprezzabili: valutare il cambiamento nei partecipanti non è un compito che può essere lasciato all’osservazione ingenua, ma richiede sistematicità e rigore scientifico. Solamente in questo modo si rende possibile la divulgazione dei risultati a livello nazionale e internazionale: in questo senso, la valutazione dell’efficacia ha il compito di rendere condivisibile con i colleghi di settore quanto si è svolto e ottenuto, per poterlo eventualmente replicare. Il singolo intervento diventa così parte di un più ampio processo di confronto tra prassi e buone pratiche, nella continua ricerca di modalità sempre più adeguate e funzionali al benessere dei beneficiari.
È per queste ragioni che il Progetto ESPoR dedica una notevole attenzione a tale aspetto dell’intervento, dedicandogli uno specifico Work Package. Al suo interno lavora un team integrato di ricercatori professionisti del settore psico-sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, coordinato dal Davide Massaro e composto dai ricercatori senior Diego Boerchi e Federico Bianchi, e dai ricercatori junior Federico Brajda Bruno e, per un intervento iniziale di analisi della letteratura, Maria Giulia Olivari. In questi mesi, grazie all’inestimabile collaborazione degli operatori e dei beneficiari del progetto, stanno contribuendo a elaborare, a discapito delle crescenti difficoltà logistiche determinate dalla situazione di emergenza sanitaria nazionale, una fotografia il più accurata possibile dell’andamento del Progetto.
Tale impegno si è orientato lungo due binari paralleli di raccolta dei dati: la somministrazione di questionari auto-valutativi (dati quantitativi), e la conduzione di interviste individuali in video-conferenza (dati qualitativi). Si tratta di metodologie ben distinte, ciascuna caratterizzata da specifici pregi e criticità: la prima consente di raccogliere, in tempi ristretti, un gran numero di dati in formato numerico, analizzabili statisticamente per identificare trend estesi a tutto il gruppo di riferimento e, teoricamente, all’intera popolazione di cui quest’ultimo fa parte; la seconda, più laboriosa ma anche più approfondita, permette di raccogliere testimonianze e narrazioni riferite al processo e, dunque, di completare, perfezionare e meglio interpretare i risultati della modalità quantitativa.
Nello specifico, è stato richiesto ai beneficiari del progetto di completare un questionario online, disponibile nelle principali lingue veicolari (italiano, inglese, francese) sulle principali abilità impiegate nella strutturazione di un progetto di carriera a lungo termine, nel processo di ricerca di un impiego, e generalmente associate a competenze del lavoratore. Le tre tematiche riflettono chiaramente quelle centrali del percorso di incontri di Bilancio delle Competenze e, dall’analisi e dal confronto delle differenze delle somministrazioni pre e post, sarà possibile determinare se, e in che misura, la partecipazione al Progetto abbia determinato un cambiamento nei beneficiari rispetto a tali tematiche.
Per quanto concerne l’aspetto qualitativo, le attività di ricerca hanno richiesto una certa quota di flessibilità: la ben nota situazione di emergenza sanitaria sul territorio nazionale ha infatti obbligato il team di ricerca ad abbandonare l’originale intenzione di incontrare “sul campo” i professionisti e i beneficiari per raccogliere le loro impressioni in piccolo gruppo (tecnica del “focus group”). Come modalità alternativa sono invece state predisposte delle interviste individuali tramite video-conferenza: al momento sono state già svolte 5 interviste, esclusivamente con operatori degli enti partner di ESPoR: la speranza è che il miglioramento della situazione sanitaria nazionale consenta a stretto giro di predisporre modalità di raccolta dati in presenza quantomeno con i beneficiari del progetto.
Sebbene le attività di ricerca siano ancora in pieno svolgimento, il quadro che si sta delineando permette già di anticipare alcuni aspetti salienti del Progetto ESPoR, che nella fase di bilancio delle competenze sembrerebbe aver visto un notevole interesse da parte della maggioranza dei partecipanti, pur con qualche differenza a livello dei singoli gruppi, soprattutto rispetto agli specifici argomenti degli incontri.
Pressoché unanime è stata la risposta di interesse ai momenti di approfondimenti rispetto al mercato del lavoro in Italia, probabilmente anche in virtù dell’ampia quota di partecipanti che riferivano una forte motivazione orientata all’acquisizione di abilità che facilitassero la ricerca di un impiego. Altrettanto coinvolgente è risultato il tema delle skill trasversali, pur con qualche criticità nel processo di riconoscimento di abilità fortemente connotate culturalmente: emblematico è l’esempio della capacità di valorizzarsi e presentarsi in maniera competitiva, fortemente ricercata nel mondo del lavoro occidentale, ma antitetica rispetto al valore attribuito, in diverse culture dell’Asia centrale e dell’Africa subsahariana, all’umiltà. Non mancano poi, chiaramente, gli aspetti di ambivalenza e le criticità, come le difficoltà riscontrate per alcuni nell’affrontare il tema dell’auto-svelamento in senso autobiografico, e le difficoltà nel tradurre un lessico, quello del mondo professionale, fortemente situato geograficamente e culturalmente al contesto italiano, per renderlo fruibile a persone esterne rispetto a questo.
Sotto molti punti di vista, sono proprio questi ultimi aspetti quelli più preziosi e informativi per il ricercatore: solo attraverso il riconoscimento, e superamento, di quegli aspetti di maggior criticità, sarà infatti possibile escogitare e proporre modalità sempre più precise e puntuali, e garantire ai futuri beneficiari e operatori uno strumento di lavoro sempre più adeguato e funzionale.
Federico Brajda Bruno
Ricercatore per la valutazione di efficacia