Bilancio di competenze ESPoR: resoconto e risultati del webinar del 15 ottobre
Il lavoro sul campo durato anni e una sperimentazione puntuale in un contesto complesso – e al contempo fecondo – come quello prima di centri CAS e SIPROIMI regionali e poi delle due Comunità di accoglienza per stranieri non accompagnati gestite da Oikos onlus. E ancora, il lavoro di rete, il confronto in tre partecipatissimi “focus group” e la concertazione. È questo l’articolato percorso che ha portato alla stesura di un documento condiviso come le “Linee guida regionali per la sostenibilità del bilancio di competenze del modello ESPoR” presentato venerdì 15 ottobre in un webinar che ha visto, ancora una volta, sedersi allo stesso tavolo attori della filiera della formazione e dell’orientamento insieme alla Regione FVG (a questo link il programma e l’elenco dei partecipanti).
Cuore della mattinata di lavoro, l’assodata versatilità nonché replicabilità del modello ESPoR – teso a favorire, migliorare e accelerare l’inserimento lavorativo di cittadini e cittadine migranti e richiedenti asilo – anche ad altre categorie di soggetti fragili. Come ha sottolineato Anna Paola Peratoner, responsabile del settore accoglienza di Oikos onlus, «il pensiero comune che ci ha mosso in questi anni di lavoro è stato quello di trovare il modo per orientare le persone in una società complessa, certo, lavorando a un target specifico, come quello dei migranti, trovando però una connessione fortissima e profonda con altre categorie di marginalità soprattutto in un momento epocale come quello che stiamo vivendo che ha fatto emergere gli elementi comuni alle diverse fragilità».
Ecco dunque che il «lavoro biografico e di rilettura continua del proprio vissuto» caratterizzante il percorso di accompagnamento posto in essere da Oikos per e con i beneficiari accolti nelle proprie e altrui comunità, si è rivelato fondamentale per l’efficacia della costruzione del portfolio di competenze e il successivo inserimento lavorativo. Uno strumento, quello del «riflettere sul sé», che è una carta vincente dentro la fase storica che la nostra società sta attraversando, dove la prospettiva personale e lavorativa di tantissime persone è quella del cambiamento e della precarietà: uno strumento che permette di sfuggire a «destini preordinati» e consente di far emergere il valore intrinseco alla marginalità e cioè la resilienza.
Dunque grande spazio all’accoglienza della storia personale dei ragazzi, e poi alla costruzione di un percorso al contempo individuale, ma anche di gruppo (dimensione questa fortemente generativa) per far emergere competenze specifiche e trasversali. Fondamentale poi la formazione degli operatori per far sì che possano compiere questo modello nella maniera più efficace possibile.
Di fronte ai rilievi rispetto al sistema regionale – all’avanguardia in Italia, ma con alcune criticità rispetto alla fascia dei minori tra i 16 e i 18 anni – la vicedirettrice centrale Lavoro, Formazione, Istruzione e Famiglia della Regione Friuli Venezia Giulia, Ketty Segatti, ha accolto con favore la possibilità di inserire il “modello ESPoR” all’interno del catalogo regionale dei servizi, obiettivo questo fondamentale del progetto teso a rafforzare la filiera dell’orientamento e inserimento lavorativo. Non solo, proprio grazie anche alle tante sollecitazioni che negli ultimi mesi Oikos onlus ha fatto nei confronti della politica regionale per sollevare la questione della mancanza di strumenti di inserimento per i minori stranieri non accompagnati – che è la stessa dei drop out 16-18 anni italiani – in Consiglio regionale è stato proposto e accolto un ordine del giorno teso ad allargare la platea del target di intervento.
Tutti elementi questi che si stanno valutando nella costruzione della programmazione del Fondo sociale 21-27. È stato sottolineato inoltre il particolare interesse per la formazione degli operatori, ritenuto dalla Regione un punto di forza del modello ESPoR.
Inoltre sul fronte dei tirocini inclusivi sono state previste alcune modifiche proprio per far sì che siano più facilmente fruibili da parte della categoria 16-17 anni, slegandoli dalla necessità di un percorso formativo preordinato ad hoc, rivelatasi troppo vincolante: questo a patto che nel piano formativo individuale siano indicate chiaramente le competenze utili e specifiche che si vanno a valorizzare e implementare con il tirocinio.
Di fatto, dunque, le buone pratiche di ESPoR, lo studio e la sperimentazione sul campo, hanno portato un fattivo e prezioso contributo in una fase cruciale come quella della costruzione di percorsi ed obiettivi non solo della programmazione del Fondo Sociale Europeo, ma anche dell’impiego dei fondi del PNRR.