L’importanza delle deep skills e delle soft skills nei percorsi di sostegno all’occupabilità
Di Diego Boerchi
Il progetto ESPoR è stato ospite del webinar “L’importanza delle deep skills e delle soft skills nei percorsi di sostegno all’occupabilità”. Organizzato da Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, è un’iniziativa del progetto Employability 4.0. che coinvolge anche UNHCR e Servizio Centrale del SAI. Il focus è stato il ruolo delle soft skill nell’aumentare i livelli di occupabilità, e non solo di occupazione, di persone titolari di protezione internazionale e richiedenti asilo.
Il webinar, al quale hanno partecipato quasi duecento operatori/trici dell’accoglienza, è stato aperto da un intervento di Andrea De Bonis (UNHCR) che ha sottolineato l’importanza di attivare interventi di capacity building che non riguardino solo il sistema dell’accoglienza ma anche le imprese. Sempre più queste si dimostrano sensibili alla tematica dell’integrazione di lavoratori migranti e richiedono, a chi si occupa da anni di accoglienza, un supporto al quale è sempre più difficile dare una risposta proprio per il numero sempre più elevato di richieste. Stefania Maselli (Servizio Centrale del SAI) ha poi ricordato quanto il sistema di accoglienza di secondo livello e il Servizio Centrale possono portare un contributo importante non solo nell’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, ma anche al contesto socioeconomico italiano favorendo un processo di sviluppo delle competenze finalizzate ad un inserimento lavorativo più efficiente ed efficace.
Monia Dardi ha sottolineato come Fondazione Adecco per le Pari Opportunità da anni si occupa di inclusione non solo avendo favorito l’accesso al mercato del lavoro di alcune centinaia di migranti, ma anche investendo molto nella collaborazione con il pubblico e le imprese per favorire processi virtuosi di sviluppo di nuove competenze che garantiscano un investimento sull’occupabilità e non solo sull’occupazione. Ha poi passato la parola ad Alessandro Ferrario, Candidate Engagement Specialist di The Adecco Group, che ha esplorato una delle dimensioni del costrutto dell’employability, ovvero la conoscenza del mercato del lavoro e i megatrends economici, confermando che le competenze del futuro sono soprattutto quelle soft legate al pensiero strategico, al problem solving e all’innovazione.
È successivamente intervenuto Diego Boerchi (Università Cattolica del Sacro Cuore), coordinatore generale del progetto ESPoR, che ha condiviso alcune riflessioni innanzitutto sul perché è importante lavorare sulle soft skill: a volte sono più possedute e ricercate delle competenze tecniche; sono più facilmente trasferibili da una nazione all’altra rispetto alle competenze tecniche; alcune di queste potrebbero caratterizzare maggiormente i migranti. Successivamente, ha ricordato come il processo di identificazione non sia semplice, e che questo deve basarsi su più strumenti: non solo, o non tanto questionari e repertori, ma maggiormente la narrazione autobiografica e l’osservazione in contesti operativi. Infine, per favorirne la valorizzazione, ha suggerito di: far sentire il rifugiato il proprietario delle proprie soft skill, coinvolgendolo in prima persona nel processo di identificazione; implicarle in processi di scelte di carriera, oltre che nei processi di ricerca di lavoro; per le aziende, considerarle attentamente e in modo preciso nei processi di selezione del personale, e creare le condizioni affinché poi possano esprimersi.
Un esempio concreto di applicazione delle metodologie è stato illustrato dall’équipe del SAI del Comune di Cremona Giada Bruschi, Federica Capelli, Selene Fiorini, che ha organizzato un laboratorio sulla rilevazione delle soft skills per i MSNA (Minori stranieri non accompagnati) e neomaggiorenni utilizzando la dinamica di gruppo come leva motivazionale e come ambiente utile per il riconoscimento delle competenze acquisite in contesti non formali, ma anche di riflettere su quelle future da acquisire.
Ha terminato il webinar Patrizia Brognoli, Diversity and Inclusion Manager e Disability Manager di Decathlon che lavora da alcuni anni su progetti di inclusione lavorativa per persone rifugiate, focalizzandosi sul riconoscimento del talento, sull’importanza di creare format di formazione specifica ai dipendenti aziendali e sulla necessità di ripensare i processi di recruiting valorizzando le soft skills.