Rapporto sull’accaparramento della Terra 2021: conseguenze su diritti umani, ambiente e migrazioni
A quattro anni dal primo Rapporto “I padroni della Terra”, e anche in quest’ultimo anno e mezzo nel quale il mondo si è fermato a causa del COVID-19, l’accaparramento delle terre a danno dei popoli originari e delle comunità contadine è proseguito con la medesima intensità, se non maggiore.
Se nel 2018 denunciavamo nelle pagine di quel primo Rapporto come i grandi attori economici, finanziari e politici, concentrassero nelle loro mani 88 milioni di ettari di terre, nel 2020 questo fenomeno ha raggiunto e superato i 93 milioni di ettari, strappati alle popolazioni locali e ai Paesi e consegnati ad un sistema “estrattivista” – per cui non devono esserci limiti allo sfruttamento delle risorse naturali – che sta portando il nostro Pianeta ad un punto di non ritorno.
E il rapporto ne descrive con accuratezza e aggiornamento i flussi di investimento dai Paesi di origine a quelli “ bersaglio” , oggetto degli investimenti, e la loro distribuzione settoriale
Un sintomo evidente ne è la stessa pandemia, come già denunciato un anno fa nel terzo Rapporto, che ci mostra la diffusione della zoonosi, di fronte ad uno sfruttamento smodato, non regolamentato ed illimitato delle risorse naturali, in un mondo in cui invece le risorse naturali sono limitate e sempre più rare.
Questi 93 milioni di ettari di terra (pari alla superficie di Germania e Francia messe insieme) sono oggetto di accaparramento da parte di un sistema fagocitante che produce scarti e che, in un loop infinito, genera nelle persone del mondo occidentale nuove necessità effimere, funzionali al mantenimento del sistema stesso. E’ il modello tecnocratico e consumista denunciato da Papa Francesco.
Il rapporto evidenzia l’interconnessione del land grabbing con le crisi generate da questo modello , dal cambiamento climatico alle migrazioni e agli sfollamenti, dalle disuguaglianze nella proprietà fondiaria allo sfruttamento indiscriminato e all’inquinamento della natura, dalla corsa alle terre rare essenziali per l’innovazione tecnologica, come il cobalto per le batterie delle auto elettriche, alle discriminazioni di genere e allo sfruttamento del lavoro minorile.
Interconnessione che ne esaspera e ne accelera la non sostenibilità, minandone dall’interno la parabola temporale: cambiamenti climatici, migrazioni causate anche dalla desertificazione di numerose aree del mondo, incremento delle diseguaglianze tra gli abitanti del Pianeta, che a seconda della loro posizione sullo scacchiere mondiale hanno garantiti o meno i propri diritti umani più basilari.
L’accaparramento delle terre e le crescenti disuguaglianze, come si legge nel Rapporto, colpiscono le comunità più vulnerabili e più fragili, e pesano in maniera ancora maggiore su donne, ragazze e bambine, schiacciate da società patriarcali e da tradizioni secolari di discriminazioni. Le più vulnerabili tra i vulnerabili pagano il prezzo maggiore anche rispetto al fenomeno del land grabbing.
Nelle pagine del Rapporto sono inoltre messe in evidenza le storie di resistenza dei popoli indigeni nella difesa della propria terra e dei propri diritti. Sono storie di lotta per la tutela della Terra, che è bene universale e bene comune, come lo sono le sue risorse. Una resistenza portata avanti con coraggio soprattutto dalle donne, che emergono come protagoniste, attiviste per i diritti e contro le iniquità e le ingiustizie.
A questo si affianca il racconto dettagliato di alcune delle attività di cooperazione allo sviluppo degli Organismi Soci di FOCSIV che, grazie alle centinaia di volontari e operatori, ogni giorno, in tanti villaggi, periferie, scuole, centri sanitari, campagne, comunità, con fatica e con entusiasmo si pongono a fianco di queste comunità,mettendo in pratica i valori, i principi e le finalità della Federazione. Valori che sono alla base della nostra visione: la giustizia sociale, l’uguaglianza, la fratellanza, la responsabilità personale e la corresponsabilità.
Donne e uomini che dimostrano come la cooperazione internazionale sia una necessità per un cambiamento radicale del sistema globale, verso una società più equa, più giusta e più sostenibile. Il paradigma tecnocratico e consumista, come definito da Papa Francesco, si cambia con più cooperazione per modelli di “buona vita”.
Ivana Borsotto, presidente FOCSIV
Il Rapporto è stato realizzato realizzato nell’ambito del progetto “ Volti delle migrazioni”, finanziato dal Programma di sensibilizzazione ed educazione allo sviluppo della Commissione Europea e a sostegno della Campagna Focsiv- Coldiretti Abbiamo riso per una cosa seria.