Covid-19: le implicazioni per migrazioni, sfollamenti e fame nel mondo
Il rapporto di Organizzazione Internazionale delle Migrazioni e World Food Programme
La fame globale e gli sfollamenti – entrambi già a livelli record prima dell’emergenza sanitaria da Covid-19 – potrebbero subire un’impennata, con migranti e quanti vedranno diminuire il flusso delle rimesse che cercano disperatamente lavoro per sostenere le proprie famiglie.
Il rapporto “Populations at risk: Implications of COVID-19 for hunger, migration and displacement”, pubblicato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e l’agenzia ONU World Food Programme (WFP), evidenzia come la pandemia abbia fatto aumentare l’insicurezza alimentare e la vulnerabilità per i migranti, per le famiglie che contano sulle rimesse dall’estero e per le comunità costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa di conflitti, violenze e calamità.
Le due agenzie ONU avvertono che il costo economico e sociale della pandemia potrebbe essere devastante e fanno appello al mondo perché ciò si eviti, rafforzando il sostegno alla risposta ai bisogni umanitari immediati e in crescita, affrontando l’impatto socioeconomico della crisi e facendo in modo che i più vulnerabili non siano dimenticati.
Secondo quanto emerso nel rapporto, è senza precedenti l’impatto che la pandemia ha avuto sui modi in cui le persone si spostano. Le misure e le restrizioni messe in campo in oltre 220 Paesi, territori o aree del mondo per contenere la diffusione della malattia hanno limitato gli spostamenti umani, le opportunità di lavoro e di guadagno, mettendo a dura prova la capacità dei migranti e degli sfollati di potersi permettere cibo e altre necessità di base.
I 164 milioni di lavoratori migranti nel mondo, specialmente chi lavora nei settori informali, sono tra i più colpiti dalla pandemia. Spesso lavorano a giornata e hanno impieghi stagionali, con paghe basse e senza accesso a sistemi di protezione sociale. Allo stesso tempo, le interruzioni nei lavori agricoli stagionali potrebbero avere conseguenze sulla produzione, sulla lavorazione e sulla distribuzione di cibo, con possibili effetti sulla disponibilità di cibo e sui prezzi a livello locale e regionale.
Il rapporto avverte che, senza un reddito sicuro, ci sarà un calo delle rimesse che forniscono un sostegno essenziale a circa 800 milioni di persone nel mondo, una su nove. La Banca Mondiale prevede un calo del 14 per cento nelle rimesse verso Paesi a basso e medio reddito entro il 2021. Le proiezioni del WFP prevedono che, entro la fine del 2021, almeno 33 milioni di persone in più potrebbero scivolare verso la fame solo per il calo previsto delle rimesse.
Le due agenzie fanno appello alla comunità internazionale affinché si assicuri che tutti gli sforzi vengano fatti per limitare l’impatto immediato sui più vulnerabili, così come che vengano predisposti investimenti di lungo termine per una ripresa nel futuro.
Fonte: IOM
(12 novembre 2020)